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 La solitudine delle zone Interne 

Il problema delle zone interne e delle zone montane della Sardegna è diventato oramai un problema insostenibile. Un problema comune a tutte quelle aree che, in questi anni, hanno visto un continuo e progressivo impoverimento economico, sociale e demografico. Aree che nel tempo si ampliano sino ad inglobare territori ritenuti immuni da tanti fenomeni di crisi e di disagio. E’ questo da ritenere dunque problema dell’intera Sardegna.

Il calo demografico, la ripresa dell'emigrazione, in primo luogo dei giovani diplomati e laureati, l'aumento della disoccupazione, l'invecchiamento della popolazione, la riduzione di servizi primari e fondamentali quali quelli della formazione e istruzione, le difficoltà senza precedenti dell'allevamento e della pastorizia, la crisi del modello industriale, l'insoluta questione dei trasporti, della mobilità e delle infrastrutture, la riduzione del reddito prodotto, ripropongono, ancora una volta e in forme sempre più preoccupanti, l'antico e irrisolto problema delle aree interne e montane della Sardegna.

Lo scopo di questo sito è anche quello di tenerne accesi i riflettori su quelle che sono le problematiche delle aree interne e montane della Sardegna, anche alla luce delle recenti normative che incentrano l’attenzione sulle grandi città e aree vaste relegando di fatto le zone più periferiche, ma anche quello di contribuire a costruire le aggregazioni necessarie a rilanciare quella che ancora oggi possiamo chiamare "vertenza per lo sviluppo e il lavoro nelle aree interne e montane", promuovendo le condizioni di radicamento dei giovani in queste realtà, la continuità delle attività esistenti e l'attrattività di nuove, con il mantenimento e rafforzamento dei servizi primari delle comunità  (asili, scuole, strutture di socializzazione, del tempo libero e dello sport, biblioteche, infrastrutturazioni immateriali), con il sostegno 
alle attività produttive e artigianali, alla piccola industria, soprattutto quella legata alle risorse del territorio e alla innovazione tecnologica, con la conservazione, valorizzazione e fruizione dei beni culturali e ambientali in funzione di un loro godimento e dell'attività turistica e ricettiva, che valorizzi anche l'ospitalità dei centri antichi e rafforzi l'economia.
Si è di fronte a una questione che non va parametrata sul versante dei costi, oppure omologata ad altre che registrano le difficoltà derivanti dall'attuale crisi; tutte le comunità sono da difendere e rafforzare come un patrimonio storico, culturale e ambientale, e come il luogo entro il quale si vivono e si realizzano i progetti individuali e collettivi delle persone. I paesi delle zone interne, a maggior ragione, rappresentano il presidio insostituibile di aree dove l'antropizzazione è il frutto di vicende che hanno arricchito l'Isola e contribuito a determinare in modo decisivo l'identità dei sardi.

Circa la crisi dell'Isola è bene sottolinearne alcuni aspetti strutturali e purtroppo di lungo periodo. Si è di fronte, infatti, a un costante e continuo impoverimento della Sardegna. Gli indicatori più importanti ne registrano un ulteriore declino, sia sul versante economico e sociale che sulla qualità della proposta politica e istituzionale. La ricchezza che si produce è in forte calo, e del tutto inadeguata a garantire soprattutto alle categorie più deboli una sua più equa distribuzione e maggiori e migliori opportunità di lavoro. Le aziende non riescono ad essere competitive sul mercato, non solo per la più generale crisi economica e finanziaria ma anche per le diseconomie esterne al processo produttivo, e da tempo irrisolte (viabilità e trasporti interni ed esterni, costo dell'energia, inadeguatezza della pubblica amministrazione e dei servizi alle imprese, criticità nella filiera scuola, università e ricerca, mancato riconoscimento della continuità territoriale).

Lo spopolamento delle zone interne: deficit demografico delle piccole comunità dell’interno: oltre 30 Comuni potrebbero sparire nel giro di 20-40 anni.

Avviare a soluzione la questione-spopolamento è una necessità dichiarata come prioritaria da tutti i governanti.

Quando in Sardegna era vincente l’economia agropastorale, diciamo fino agli anni ’60, la questione non si poneva. Le risorse locali erano sufficienti per mantenere la popolazione ancorata ai Comuni d’origine, e il numero degli abitanti era in stretta e stabile relazione con le risorse disponibili.

All’incirca lo stesso accadeva nei paesi dell’Interno dove predominava l’agricoltura: in un Comune l’indicatore era il grano, in un altro il carciofo, l’olio, il vino etc…

Quindi, per mantenere l’equilibrio demografico, era sufficiente questa economia di sussistenza, con bassi scambi commerciali. Un tempo, si chiamava economia curtense: si produce quel che serve, e si consuma quel che si produce.

Quando negli anni ’60 i tempi tumultuosamente mutarono, e nuovi consumi reclamarono disponibilità di denaro contante, accadde che le risorse locali non bastarono più : una parte della popolazione dell’Interno si iniziò a spostarsi verso i centri più grandi, che già erano ubicati verso le coste, dove nuove prospettive di lavoro si aprivano, principalmente verso i servizi e il turismo, ma anche verso le nascenti industrie, e dove il commercio era già strutturato.

Un mondo nuovo ed accattivante, dove il lavoro si traduceva immediatamente in denaro spendibile, invertendo il ciclo tradizionale: dalla produzione ed accumulo di derrate che solo dopo la vendita all’ingrosso si tramutavano in moneta, al denaro contante subito disponibile, che direttamente acquistava i beni di consumo necessari o comunque desiderati.

Non è quindi solo un problema di fattori materiali, di opere pubbliche/infrastrutture da portare/riportare nei piccoli centri in via di desertificazione.

L’intervento correttivo più efficace è riuscire a modificare la qualità della vita, per dare risposta alla “voglia di città”.

Molto meglio, perciò, puntare su una rivitalizzazione delle zone interne da ottenere con un deciso cambiamento delle condizioni sociali (e anche socio-culturali) dei piccoli Comuni : portare “la città” dentro i paesi dell’Interno.

Rendere disponibili le offerte della città, senza rinunciare ai vantaggi del Villaggio.

- Servizi (che hanno una marcata componente edilizia): scuole, poste, caserme, farmacie, ospedali….. - Strade e Ferrovie, per servire capillarmente le Zone Interne…

Nei paesi che si spopolano, i servizi si riducono e alla lunga spariscono.

Spesso si afferma che i tagli nei servizi civili contribuiscono allo spopolamento, e l’affermazione, in sé, non è sbagliata.

Purtroppo, può essere sbagliata la conseguenza che se ne trae, cioè che si debba, a tutti i costi, mantenere invariata la dotazione storica di servizi, che verosimilmente era tarata sulla maggior popolazione precedente.

Infatti la tendenza inarrestabile alla concentrazione territoriali dei servizi, intesa come volontà di tagliare il superfluo e comprimere i costi totali, colpisce in egual misura anche i centri a popolazione stabile e talvolta pure quelli che crescono.

Diciamo che la numerosità della popolazione attutisce l’effetto ed anche la percezione dei tagli, che invece è allarmante nei piccoli centri, dove una riduzione – anche in sè modesta - spesso corrisponde all’azzeramento.

Bisogna reagire, ma non basta chiedere il mantenimento o il ripristino dei precedenti servizi come lodevolmente fanno gli amministratori locali (in gran parte, i tagli sono ineludibili).

Bisogna trovare nuove forme di rivitalizzazione dei paesi che si spopolano, soprattutto rafforzandone l’economia, in modo che una maggiore prosperità del tessuto sociale supplisca al deficit dei servizi, mitigandone gli effetti negativi.

Serve un progetto e una mobilitazione, in tutte le sedi politiche, sociali e istituzionali, per il riconoscimento dello stato di disagio che vivono i nostri territori dal punto di vista produttivo e socio – culturale.

È dunque anche in questi drammatici scenari che bisogna collocare e leggere l'impegno per ridare voce, centralità e rappresentanza, nell'ambito della più generale questione Sardegna, al rilancio dello sviluppo delle aree interne e montane dell'Isola.

Sono dunque necessari nuovi strumenti e misure che, selettivamente e non a pioggia, promuovano le condizioni di maggiore radicamento nelle aree interne, bloccando lo spopolamento e l'emigrazione.

Certo, è bene ripartire senza sottovalutare né le difficoltà di scenario, cioè di quanto l'attuale crisi pesa sulla vita di tutti e sulle stesse decisioni della politica e delle istituzioni, né l'urgenza di produrre cambiamenti a partire dalle priorità del lavoro e dello sviluppo territoriale

Serve una forte azione di contrasto  - Serve un progetto di sviluppo per le zone interne

Uno degli scopi di questo sito è anche quello  di raccogliere proposte e progetti legati allo sviluppo delle zone interne e montane  della Sardegna. Riteniamo, infatti, che il legislatore regionale debba si sviluppare norme atte allo scopo, ma debba essere messo nelle condizioni di conoscere nel dettaglio le problematiche  e le condizioni in cui versano queste aree, ma allo stesso tempo trovare nel comitato un punto di riferimento e di collaborazione in quella che dovrà essere una progettualità propositiva che arriva dai territori.

Per questo il comitato deve accogliere al suo interno Enti locali. Amministratori, Associazioni. Professionisti, semplici cittadini e tutti coloro che in modo volontario, spinti dallo spirito di chi vuole continuare a vivere e non sopravivere in questi territori vogliano contribuire al raggiungimento degli obbiettivi.

Non possiamo più assistere rassegnati all’estinzione di intere comunità in assoluto silenzio.

Non possiamo rassegnarci alla sopravivenza ma siamo tenuti come amministratori e soprattutto come uomini e donne di questi territori ad individuare forme di resistenza, opponendoci a politiche che non tengono in considerazione i disagi del vivere nelle zone interne e montane della Sardegna

Dobbiamo essere noi gli artefici di proposte nuove che individuino nuovi modelli di sviluppo per queste aree, proposte che portino gli Enti preposti ad intervenire con progetti seri di sviluppo.

Un progetto che dovrà basarsi su quattro punti fondamentali:

 Recepimento della Legge sulla Montagna;

Una legge che riconosca la specificità delle aree montane, ne promuova lo sviluppo socio-economico e persegua l'armonico riequilibrio delle condizioni di esistenza delle popolazioni montane, la salvaguardia del territorio e la valorizzazione delle risorse umane e culturali.

La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane. (art.44 della Costituzione).

LEGGE 31 gennaio 1994, n. 97 Nuove disposizioni per le zone montane. GU n.32 del 9-2-1994 - Suppl. Ordinario n. 24

 Un Piano Regionale di sviluppo per le aree interne e per le aree montane della Sardegna;

  Fondo di perequazione solidale;

 Un agenzia per lo sviluppo delle zone interne e montane della Sardegna

 

 
 
 
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