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Emergenza
spopolamento
l’isola è sempre
più vuota
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Nel
2050 un quarto degli
abitanti via dal
Sulcis, Nuoro,
Oristano e Campidano
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DI
SILVIA SANNA
22 maggio
2021 tratto dal
quotidiano LaNuova
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L’effetto
ciambella si allarga
e la voragine si
estende dalle zone
interne alle coste.
Lo spopolamento
cammina veloce,
molto più spedito
dei tanti discorsi e
proclami per cercare
di combatterlo con i
quali non si riesce
a tenere il suo
passo. Le precedenti
previsioni dicevano
che entro il 2030
circa un centinaio
di comuni sardi,
piccoli e micro,
sarebbero spariti
dalla cartina
dell’isola. Ora il
rapporto Eurostat
dice che quattro
macro aree della
Sardegna perderanno
circa un quarto
degli abitanti entro
il 2050: si tratta
di Carbonia-Iglesias
(-25,5%), Medio
Campidano (-24,6%),
Oristano (-23,2%) e
Nuoro (-22,3%).
Insieme alla
provincia di Enna in
Sicilia, che perderà
il 20,2%, sono le
cinque zone
d’Italia dove il
calo demografico sarà
da record. |
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Sono
infatti proprio le
due isole maggiori,
e in particolare la
Sardegna, a pagare
il prezzo più alto
con percentuali
lontane anni luce
dalla media
nazionale che segna
-3,1%. L’Italia,
quinta in Europa per
calo demografico
urbano, è divisa in
due: malissimo le
isole, bene anzi
benissimo il centro
Nord, con Bolzano
che cresce del
21,5%, Verona del
12, Modena e Bologna
tra l’8 e il 9%.
Una altalena
demografica che
oscilla di pari
passo con il Pil:
dove ci sono
ricchezza e
opportunità di
lavoro la
popolazione aumenta,
dove mancano le
occasioni i giovani
e le famiglie fanno
la valigia per
trasferirsi altrove.
E alle loro spalle
resta il deserto.
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Fuga
dai piccoli. La sua
è una scelta di
vita: Paola Casula
è sindaca di
Guasila, 2700
abitanti scarsi nel
Sud Sardegna, lavora
al comune di San
Basilio, 1300
residenti, e abita
ad Arixi, frazione
di 400 anime tra
Guasila, Senorbì e
San Basilio. «Amo
la vita nei piccoli
paesi, meno caotica,
più sana e più
densa di affetti. Ed
è una sofferenza
vedere come anno
dopo anno i nostri
piccoli Comuni si
svuotino». Il primo
esempio che fa è
quello del suo
paese, Guasila: dal
1 gennaio a oggi
siamo già a quota
25 decessi, erano
stati 32 nel 2020».
E le nascite?: «Meno
di 10, ogni anno
peggio, come nella
maggior parte dei
piccoli comuni
dell’interno
dell’isola».
Paola Casula ha il
quadro generale
della situazione
perché si occupa
del tema come
responsabile welfare
all’interno
dell’Anci e come
consigliera
regionale per le
pari opportunità.
«La questuine calo
demografico è
centrale, non c’è
una sola ricetta per
risolvere il
problema. Ma da
tempo chiediamo alla
politica non
interventi spot ma
organici. Il primo
obiettivo deve
essere quello di
rendere appetibile
la vita nei piccoli
Comuni accorciando
le distanze con i
grandi centri: si fa
attraverso una
migliore viabilità
e un processo di
digitalizzazione che
ancora arranca». |
Per
quanto riguarda le
strade, basta
sovrapporre due
cartine, la prima
che indica le zone a
rischio spopolamento
e la seconda
l’indice di
accessibilità, per
avere la conferma di
quanto strade e
collegamenti siano
fondamentali: dove
non ci sono, o dove
sono disagevoli –
come la maggior
parte delle strade
interne dell’isola
– i paesi si
svuotano. Stesso
discorso per quanto
riguarda la
digitalizzazione: «Il
divario di
connettività crea
enormi disagi sul
lavoro e in questo
periodo complica lo
smart working». E
poi la questione
delle donne. Dice
Paola Casula: «Il
calo delle nascite
non è casuale ma è
una conseguenza di
tutto questo. Le
donne che vorrebbero
essere anche madri
chiedono garanzie,
non bonus bebè.
Cercano lavori
qualificati e
servizi per
conciliare gli
impegni familiari:
serve un piano
d’attacco che
possiamo sostenere
con le risorse del
Recovery fund. Ma è
importante che ci
sia coscienza della
gravità del
problema per
affrontarlo al
meglio» |
La
primavera dei paesi.
«I dati di Eurostat
non fanno che
confermare ciò che
Anci Sardegna e i
sindaci delle aree
interne dicono,
inascoltati, da anni
– sottolinea il
presidente Emiliano
Deiana –. Per
salvare la Sardegna
e le sue 377 comunità
servono politiche a
mosaico che incidano
sui servizi, come
sanità, scuola,
trasporti, mobilità,
sicurezza e sulle
politiche
familiari-infrastrutture
sociali, cioè il
diritto alla casa, i
servizi per la prima
infanzia, tutela del
posto di lavoro per
le donne che hanno
figli,
armonizzazione dei
tempi di lavoro. E
poi naturalmente
lavoro e impresa con
diritti digitali e
connettività in
primo piano. Sbaglia
chi pensa che lo
spopolamento si
combatta col solo
strumento del
“contributo” per
la filiazione che
risulterebbe anche
essere umiliante per
le donne oltre che
inutile – aggiunge
Deiana –: serve
una legge quadro
come quella proposta
da Anci denominata
“La primavera dei
paesi”: un sistema
organico di norme
che affronti i
principali nodi.
Insieme però, non
in ordine sparso».
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